Programmazione Neuro Linguistica
di
Adriano Bilardi e Attilio Maria Scarponi
La Programmazione
Neurolinguistica, solitamente detta in maniera
abbreviata PNL, è nata dal felice incontro di
due intelligenze davvero perspicaci, uniche ed
eccezionali, quella di John Grinder, professore
di linguistica, e di un suo allievo, Richard
Bandler, studente di matematica e d’informatica.
Questi due geniali autori, attraverso
l’osservazione acuta dell’operato di alcuni
psicoterapeuti di successo dell’epoca (Milton
Erickson, Fritz Perls e Virginia Satir) ed
un’altrettanto acuta sintesi delle conoscenze
scientifiche di vari campi apparentemente
distanti fra loro - come l’informatica, la
cibernetica e la linguistica – hanno cominciato
a supporre che il comportamento degli umani, per
quanto differenziato e talvolta bizzarro possa a
prima vista apparire, ha una sua struttura ed è
retto da regole che, se conosciute, possono
essere utilmente utilizzate per migliorare la
qualità della vita di ciascuno. E questa
struttura è osservabile anche in quel
particolare comportamento umano retto da regole
che è il linguaggio, come avevano notato Chomsky
e gli altri scienziati che avevano studiato i
linguaggi e proposto il modello della
“grammatica trasformazionale”. Il cuore della
PNL è l’affermazione che il comportamento umano
è “organizzato per programmi”, cioè ha una
struttura, ed è controllato dal sistema neurale
(del quale i cinque sensi sono i sistemi
sensoriali alla base della percezione)
attraverso la “trasduzione” dell’informazione
che l’organismo riceve dall’interno di sé e dal
mondo esterno. L’interazione di un essere
vivente con il resto del mondo è un processo di
comunicazione che, fra gli umani, è mediata dal
linguaggio e quindi anche attraverso il
linguaggio, sia quello esterno che quello
interno, avviene la programmazione delle
funzioni neurali dell’individuo e cioè dei modi
in cui egli risponde agli stimoli, ossia “si
comporta” con tutto il suo essere fisico,
mentale e spirituale. Dall’osservazione dei
comportamenti esteriori (movimenti oculari,
gesti, posture, respirazione, lessico, tono e
velocità del parlato, ecc.) è quindi possibile
risalire ai processi mentali di ciò che accade
dentro di noi, ovvero ai programmi
comportamentali in atto, anche se, naturalmente,
ci rimangono ignoti i contenuti del pensiero, a
meno che non siano riferiti dal soggetto, e
soltanto nel modo e nella misura in cui il
soggetto può e vuole riferirli. Infatti, il più
delle volte e per la maggior parte, i contenuti
dei nostri processi mentali, così come, si badi
bene, i processi mentali medesimi, sono fuori
della nostra consapevolezza, ovvero sono
inconsci. E proprio qui sta l’intuizione degli
Autori della PNL! Per cambiare un comportamento,
ovvero il risultato di un processo, non è
necessario conoscerne i contenuti simbolici che
sono processati. È sufficiente - per usare una
terminologia presa a prestito dall’informatica -
conoscere il listato d’istruzioni del programma
sottostante quel processo e sapere come
modificarlo per ottenere un comportamento
diverso in tutte le circostanze in cui il
soggetto utilizzerà quel programma. Ma che
cos’è, in questo contesto, un “programma”? È il
risultato di un apprendimento di strategie
comportamentali rivelatesi efficaci in
esperienze passate. Quando però le medesime
strategie continuano ad essere applicate in
contesti diversi, a causa di un’errata
categorizzazione e rappresentazione
dell’esperienza, i risultati possono essere
catastrofici in termini di salvaguardia del
benessere psico-fisico della persona. In tal
caso, il Programmatore neurolinguista operatore
del cambiamento ha a sua disposizione tutto un
nutrito set di “tecniche” per aiutare il
soggetto ad effettuare un nuovo apprendimento,
una nuova categorizzazione, nuove distinzioni e
nuove generalizzazioni che hanno come risultato
la ristrutturazione dell’esperienza soggettiva
della persona e l’acquisizione conseguente di
nuove abilità di risposta nei contesti
appropriati. Il soggetto amplia così il bagaglio
delle sue strategie di risposta di fronte alle
nuove esperienze della vita, che d’ora in poi
sarà per lui più ricca e soddisfacente. La
conoscenza può avere una funzione “etica”, nel
senso che può essere messa al servizio del
nostro comportamento, e può essere “ecologica”,
nel senso che può essere rispettosa degli
equilibri ambientali ed integrata in essi.
Questo è sicuramente vero per la PNL. Conoscere
i meccanismi, i processi, la struttura
dell’esperienza soggettiva umana, ci pone nella
condizione di agire nel mondo in modo più
efficace e più rispettoso verso gli altri,
incrementando le nostre abilità comunicative ed
empatiche, e migliorando, quindi, la nostra
intelligenza emotiva. Per questo motivo, le
scoperte della PNL sono utili non solo nella
psicoterapia, ma anche nella vendita, nella
formazione, nella negoziazione ed in generale in
tutte le circostanze nelle quali c’è
comunicazione fra le persone. Tuttavia, affinché
la conoscenza si trasformi in abilità e
competenze, ed affinché queste diventino un
“modo di essere e di agire spontaneo”, di modo
che l’attenzione non debba più rivolgersi ad
esse coscientemente e sia libera di concentrarsi
sui “contenuti” delle interazioni, cioè della
comunicazione, è necessario che i nuovi
apprendimenti vengano sperimentati ed
assimilati, fino al punto di sostituire le
vecchie abitudini. Per questo motivo, nessun
libro, nessun trattato possono promettere di
insegnare ciò che solo l’esperienza del “fare”
attraverso l’esempio del maestro, e sotto la sua
supervisione, il suo feedback di rinforzo o di
correzione, può permettere di apprendere.
Acquisizione di un Atteggiamento Mentale
Positivo- La costruzione della Mappa del Mondo
Una premessa
indispensabile del percorso che stiamo avviando
è che le nostre percezioni sono mediate dalla
nostra struttura di pensiero, in particolare da
quella logica che le organizza, costruendo un
mondo ben ordinato (più o meno) dal caos delle
percezioni. Per tale ragione vi è una diffusa
consapevolezza nella storia del pensiero della
differenza tra il mondo in sé e la conoscenza
che ne abbiamo; noi quindi non operiamo
direttamente sul mondo, piuttosto ciascuno di
noi si crea una Mappa la cui funzione non è
quella di conoscere il Mondo, scopo che ci è
precluso, quanto piuttosto di fornirci uno
strumento attraverso il quale orientarci nella
realtà. Tutti abbiamo le nostre esperienze,
ognuno le ha diverse dagli altri e pertanto nel
crearci una Mappa del mondo ciascuno costruisce
una propria mappa che in parte differisce dalle
altre; una Mappa non è il territorio, serve solo
ad orientarsi, se è ben fatta sarà una buona
Mappa e sarà utile.
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I Filtri
della Percezione
I nostri sensi non sono solo recettori passivi
di informazioni, al contrario essi le
selezionano, lasciando filtrare solo una minima
parte degli stimoli sensoriali che riceviamo. Il
sistema nervoso, geneticamente determinato sin
dal principio, è il primo dei filtri della
nostra percezione e quindi il primo degli
elementi che concorre a far sì che la nostra
Mappa del Mondo sia differente dalla realtà. Un
altro filtro della nostra percezione è quello
sociale, cioè culturale, soprattutto quel
particolare filtro sociale detto Linguaggio.
Qualunque descrizione facciamo, ad alta voce o
tra noi e noi, la esprimiamo col linguaggio;
qualunque distinzione operiamo per
rappresentarla e rappresentarcela abbiamo
bisogno del linguaggio. La ricchezza e varietà
di parole e di sfumature di un linguaggio è un
altro filtro, assai potente e quasi sempre
inconscio, della nostra rappresentazione. La
terza classe di filtri è di tipo individuale. Le
parole che usiamo hanno il particolare
significato dell’esperienza loro collegata. Per
chi ha rischiato di annegare, la parola mare ha
significato del tutto diverso che per chi si è
sempre piacevolmente goduto il sole d’estate.
Poiché nessuno ha le stesse esperienze degli
altri è evidente che ciascuna Mappa differirà
dalle altre anche sotto questo profilo.
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PNL e Mappa
del Mondo
Sulla base di queste brevi considerazioni
potrebbe sembrare che gli Esseri Umani abbiano
scarse possibilità di intendersi tra loro ed in
effetti ci sono situazioni in cui accade che
persone che usano persino le stesse parole in
realtà non riescono a capirsi. In altre
situazioni può accadere di osservare che gli
esseri umani sembrano operare per danneggiare se
stessi, come fossero folli; in realtà è solo il
modello del Mondo, la loro Mappa, ad essere
difettosa in quelle parti. Eliminando i casi di
reale e comprovato problema neurale, negli altri
casi questi difetti vanno fatti risalire a come
l’informazione viene codificata e trasmessa dal
linguaggio, nel percorso che gli stimoli
sensoriali compiono dalla fase di ricevimento a
quella di strutturazione logica e manifestazione
nel comportamento verbale o non verbale. I
meccanismi di modifica che operano in questo
processo sono fondamentalmente tre: la
generalizzazione, la cancellazione, la
deformazione. Nella generalizzazione si
attribuiscono a tutti le conclusioni che si
traggono da una esperienza: "la gente è cattiva,
mi odia". Nella cancellazione, si
sopprime una parte del messaggio, limitando le
proprie scelte: "se fossi rispettoso ti
comporteresti meglio" (rispettoso rispetto a
quale parametro, verso chi?) Nella
deformazione si cambia il significato di una
parte del discorso per non dover rivedere un
proprio atteggiamento inconscio: "ha detto che
mi ama, chissà cosa vuole da me". Tutti e tre i
meccanismi operano costantemente e sono
all’origine del successo e dell’insuccesso,
della salute e della sofferenza psico-fisica. La
PNL si propone come Metamodello, ossia un
modello esplicito di come costruire modelli che
liberino le persone dalla sofferenza generata da
una Mappa del mondo difettosa, che ha ridotto e
riduce sempre di più la loro libertà di scelta.
Che sia a supporto della Psicoterapia o della
comunicazione efficace, la PNL è un potente
strumento per costruire o riparare i nostri
difettosi modelli del mondo contribuendo a
migliorare la qualità delle nostre
rappresentazioni, delle nostre relazioni sociali
e ad aumentare le nostre possibilità di scelta.
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Valori e
convinzioni
I valori sono intimamente associati con ciò che
per una persona è prezioso o desiderabile. I
valori sono creati dall’esperienza della persona
in seno alla famiglia, innanzitutto, ma anche
nelle varie istituzioni sociali come la scuola o
la Chiesa; dipendono inoltre dal luogo dove si
vive, la sua cultura, gli amici o le persone che
frequentiamo. Essi ci indirizzano verso qualcosa
o ci spingono via da qualcosa (Metaprogrammi)
ed hanno a che vedere col “perché”, costituendo
le motivazioni più profonde dell’agire e
perseverare. Per tale ragione i valori vanno al
di là di pensieri specifici e servono a spingere
verso comportamenti o ad inibirli, insomma ci
motivano a fare quello che facciamo o a pensare
quello che pensiamo. Hanno una grande importanza
perché la motivazione determina il grado di
risorse interiori che siamo disposti a
mobilitare in per un progetto, una causa un
obiettivo comunque collegato ai nostri valori.
Per conoscere i valori di qualcuno si può
domandare: qual è la cosa più importante per te?
Oppure: che cosa ti motiva, che cosa ti spinge
ad agire? I valori sono strutture molto
profonde, astratte e soggettive e sono collegati
alle Convinzioni, che si situano sullo stesso
piano nel modello dei livelli di processo
mentale. Le Convinzioni sono strutture cognitive
che danno ai Valori il collegamento con
l’esperienza reale, sono giudizi e valutazioni
che emettiamo su quanto ci circonda,
manifestando così in una forma più concreta i
nostri valori. Per esempio la famiglia è un
valore e nella realtà pratica questo vuol dire
credere di dover cenare insieme la sera,
festeggiare i compleanni o il Natale insieme
ecc. Spesso come abbiamo visto un Valore
trascina con se un gruppo di Convinzioni. Valori
e Convinzioni hanno quindi una grande influenza
sulle nostre capacità e sono legati alla nostra
“Mappa del Mondo". Prima di Colombo si credeva
che il mare Oceano fosse impossibile da
traversare, ma Colombo ce la fece perché nella
sua Mappa del Mondo era addirittura più piccolo
di quanto sia nella realtà. E’ facile intendere
la grande importanza pratica delle Convinzioni
ma va tenuto conto che Valori e Convinzioni
organizzano altri aspetti della nostra vita
psichica. Se, per esempio, le nostre Convinzioni
intorno ad un valore si modificano per qualche
motivo, ne può nascere un conflitto interiore
che può generare disagio, frustrazione o
conseguenze ancora più gravi sulla nostra salute
mentale. E’ quanto accade spesso di fronte ai
cambiamenti sociali o culturali: i valori
tradizionali mal si conciliano con le nuove
Convinzioni, generando talvolta fughe dalla
realtà, nell’alcool o nella droga e simili.
Un’altra area di conflitto nasce da una scarsa
chiarezza sulla nostra gerarchia di Valori,
specie di fronte ad un impegno, una sfida nuova
un problema affettivo serio. Un buon Counselor
o, meglio, un buon Coach fornisce alla persona
che soffre per il problema (pensiamo ai drammi
familiari o a problemi di fumo, peso, che
talvolta hanno gravi conseguenze sulla salute)
l’assistenza indispensabile per uscirne.
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Processo di trasformazione profonda
(alla scoperta dei Nuclei profondi del Sé)
Il processo di “Trasformazione profonda” (messo
a punto da Connirae e Tamara Andreas), genera
potenti stati di trasformazione della coscienza,
definiti “Stati Profondi” o “Nuclei profondi del
Sé”. Spesso si ritiene, erroneamente, che basti
capire bene il problema, la sua origine, la sua
storia, affinché il problema scompaia. Invece,
l’esperienza comune c’insegna che purtroppo non
basta una comprensione a livello cognitivo,
logico, razionale del problema e della sua
soluzione per ottenere il cambiamento.
Attraverso il processo di Trasformazione
profonda, ci si allea con la parte di se stessi
che sostiene il comportamento o il pensiero o
l’emozione problematici, lasciandoci guidare
fino a raggiungere il luogo interiore della
nostra psiche dove i problemi si riveleranno per
quello che sono: semplici illusioni. Infatti,
ogni essere vivente ha sempre dentro di sé, fino
alla morte, le risorse necessarie per affrontare
ogni situazione di fronte alla quale può
trovarsi durante la vita. La filosofia del
“pensiero positivo” invita a superare le
limitazioni con la semplice forza della volontà,
forzandoci a sentire ed agire in modo diverso,
o, nelle tecniche “direttive”, ripetendoci
all’infinito i “proponimenti” che dovrebbero
trasformarci. In questo modo, però, ci
rivolgiamo a noi stessi dall’esterno. Agiamo sul
sintomo e non arriviamo al cuore del motore,
dove il problema sorge e si sviluppa,
manifestandosi nel sintomo. Il Processo di
Trasformazione profonda, invece, agisce
dall’interno e, attraverso una serie di semplici
esercizi graduali, noi arriviamo a cambiare
spontaneamente e rapidamente gli atteggiamenti,
i sentimenti e le reazioni indesiderati,
provando nello stesso tempo un senso crescente
d’appagamento, e impariamo a sviluppare e
mantenere un senso interiore di benessere e
d’integrità. Ognuno di noi ha delle limitazioni
personali che, per quanto ci sforziamo, non
riusciamo a superare. Spesso, allora, ci
allontaniamo dalle parti di noi stessi che non
ci piacciono. Cerchiamo di allontanare i
sentimenti che non vogliamo avere. Ci sforziamo
di pensare “positivamente” e di scacciare i
pensieri negativi. Tutto questo può anche
funzionare per un po’, ma il prezzo da pagare è
un forte e costante investimento d’energia
psichica per tenere eretta la barriera che ci
deve difendere da noi stessi, rigettando gli
assalti che la nostra parte ignorata e rifiutata
continua a sferrare nel tentativo di fare
emergere le proprie istanze. Invece, la via per
arrivare ad attingere l’energia dalla nostra
sorgente interiore passa attraverso le nostre
limitazioni. Il processo di Trasformazione
profonda aiuta ad usare le limitazioni come modo
per svelare e liberare un intimo senso di sé,
attraverso un’esperienza che è un’intensa e
piacevole immersione dentro di noi, fino al
raggiungimento dei nuclei profondi del nostro
sé. Non si tratta di imporre a se stessi
un’ennesima serie di norme inderogabili secondo
le quali la persona “illuminata” si comporta, o
di imparare a pensare a noi stessi
“positivamente”. Quello che succede è che si
comincia a vivere sempre di più partendo dal
proprio nucleo profondo, dal proprio centro
naturale, scoprendo una saggezza ed una verità
già esistenti in noi. Questo nucleo profondo del
sé è un concetto ben conosciuto dalla
psicologia, anche se spesso chiamato con altri
nomi: essenza, pieno potenziale,
auto-realizzazione, vero sé, anima, ecc.
Possiamo affermare che stiamo agendo dal nostro
sé profondo quando:
- siamo consapevoli di chi siamo, della nostra
identità;
- proviamo un senso d’integrità, pace
interiore, benessere, amore;
- siamo pienamente centrati nel nostro corpo;
- siamo pienamente consapevoli del nostro corpo
e delle nostre emozioni;
- sappiamo cosa vogliamo;
- ci comportiamo in linea con i nostri valori;
- agiamo nei nostri interessi rispettando gli
altri;
- abbiamo un senso positivo di noi stessi;
- abbiamo una sensazione di libertà di scelta
in merito a come ci sentiamo e a cosa facciamo.
Il processo di trasformazione profonda aiuta a
scoprire le proprie qualità interiori, che
emergono da quelli che pensiamo essere i nostri
peggiori difetti. La maggior parte dei
comportamenti che avvengono inconsapevolmente è
auspicabile e adeguata. Tuttavia, alcuni
comportamenti sono autolesionistici o inutili. È
importante rendersi conto che anche i
comportamenti autolesionistici, che adesso non
tolleriamo, avevano la loro utilità, quando li
abbiamo imparati. All’inizio rappresentavano la
migliore scelta che una parte di noi avesse per
cercare di conseguire uno scopo utile. Sebbene
ogni comportamento, sentimento o reazione al di
fuori del nostro controllo conscio sia generato
e sostenuto da una parte inconscia di noi, ciò
non vuol dire che dobbiamo considerare
letteralmente separate le parti di noi che si
agitano all’interno. Tuttavia, è molto utile
pensare a noi stessi in termini di parti perché
questo ci aiuta a raggiungere nuove scelte.
Riconoscere e lavorare con le parti ci permette
di essere interi. Se, invece, cerchiamo di
ignorare queste esperienze e di pensare
positivamente o superare un comportamento, un
pensiero o un sentimento indesiderato con la
forza di volontà, entriamo in conflitto con noi
stessi. Ogni nostro comportamento, sentimento o
reazione ha un obiettivo positivo. Di solito,
però, invece di cercare di scoprire l’obiettivo
positivo di ogni parte, combattiamo le abitudini
e le tendenze indesiderate. Molti approcci
all’evoluzione personale e all’auto-aiuto
incoraggiano ad usare l’autocontrollo e la forza
di volontà per superare le debolezza personali e
sconfiggere un supposto “nemico interno”.
Ammesso di riuscirci, avremmo sconfitto una
parte di noi. Con il Processo di Trasformazione
profonda tutte le nostre parti vincono perché
scopriamo gli scopi positivi più reconditi che
le nostre parti perseguono ed in tal modo le
trasformiamo in “alleati interni”. In questo
modo, raggiungiamo una maggiore integrazione
interiore fra i nostri pensieri, i sentimenti e
le azioni. Essi diventano armonici e si
sostengono e rinforzano l’un l’altro. Di solito
consideriamo come un “problema” le parti
inconsce di noi che controllano i comportamenti,
i sentimenti e le reazioni indesiderati. Quando
siamo critici con noi stessi, creiamo una
cattiva relazione con le parti che sostengono i
comportamenti che non ci piacciono, dando
origine a disarmonia interna. Il primo passo per
comunicare con le parti consiste nell’imparare
ad apprezzarle per i risultati positivi che
vogliono ottenere per noi. Succede la stessa
cosa anche nei rapporti fra le persone. Quando
troviamo un terreno comune con il nostro
interlocutore, è più facile trattare con lui,
considerarlo amico o alleato. Quasi sempre il
primo obiettivo delle parti è qualcosa che esse
vogliono dall’esterno: protezione, sicurezza,
successo, rispetto, approvazione, amore, ecc.
Investigando più approfonditamente, però, si
scopre che tutte le parti ad un certo punto
passano dalla richiesta di qualcosa di esterno
all’esigenza di un “intimo stato di sensazione
interiore”. La gente descrive questi “stati
profondi” in molti modi. Uno “stato profondo” è
il livello più interiore di ciò che le parti
vogliono per noi. Solo che le nostre parti
cercano di raggiungere questi stati profondi
attraverso i nostri comportamenti, sentimenti e
reazioni indesiderati. Ciò, beninteso, non è il
frutto di una decisione consapevole, ma un
apprendimento che si manifesta inconsciamente,
di solito e più probabilmente, nell’infanzia.
Nelle verbalizzazioni, le persone identificano
lo “stato profondo” perseguito da una propria
parte attraverso le più svariate definizioni. Le
parole non sono altro che etichette per le
esperienze, le quali sono uniche ed irripetibili
per ciascuno di noi. Vi sono, tuttavia, alcuni
criteri che ci consentono di sapere se abbiamo
raggiunto uno ‘stato profondo’:
- è sempre uno stato dell’essere che promana
dall’interno, e non una dimensione del fare,
dell’avere, del conoscere;
- non dipende dagli altri o da cose al di fuori
di noi;
- è uno stato duraturo che può essere presente
in qualsiasi momento, a prescindere dagli
accadimenti della vita e dai nostri umori;
- non è riflessivo;
- non si tratta di un’emozione specifica;
- quando viene sperimentato, la persona ha la
netta sensazione di essersi imbattuta in
qualcosa di molto intenso ed importante;
- quando si raggiunge uno stato profondo, non
si riesce ad andare oltre e si cominciano a
descrivere le conseguenza dell’avere lo stato
profondo;
- avvengono nella persona evidenti cambiamenti
fisici, come il rilassamento, cambiamenti del
colorito della pelle, cambiamenti della
respirazione, ecc.
Anche se l’esperienza dello stato profondo è
un’esperienza soggettiva, unica per ciascuna
persona, ciò non di meno, si sono potute
individuare cinque “etichette” sotto le quali
possono essere compresi gli stati profondi che
emergono dal processo di trasformazione
profonda:
- essere (presenza, flusso, benessere,
totalità);
- pace interiore (calma, tranquillità,
sicurezza);
- amore (incondizionato e neutrale);
- star bene (senza giudicarsi, armonia, senso
di valore);
- unicità (integrazione, nirvana).
Noi, normalmente, non abbiamo accesso diretto
ed immediato a questi stati profondi e li
sperimentiamo solo occasionalmente. Il processo
di Trasformazione profonda ci dà l’esperienza
diretta e immediata degli stati profondi. Il
cammino comincia proprio dalla “bruttezza
interiore”, dalle nostre qualità che meno ci
piacciono: quei comportamenti, quei pensieri,
quei sentimenti e quelle reazioni che
consideriamo limitazioni o problemi. Attraverso
il processo di Trasformazione profonda scopriamo
che la consapevolezza dei nostri Nuclei profondi
del Sé può trasformare la nostra esperienza
quotidiana e la qualità della nostra vita.
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Valori e convinzioni funzionali al
miglioramento del Sé
Robert Dilts, circa quindici anni fa scriveva
(“Belief”, Metamorphus Press, Portland, ed.
it.1998): “ho cominciato ad esplorare per la
prima volta in modo serio i processi relativi al
cambiamento delle convinzioni quando mia madre
ebbe una recidiva di tumore al seno nel 1982,
con metastasi diffuse e poche speranze di
guarigione. Aiutandola nel suo drammatico ed
eroico cammino di guarigione, ebbi l’occasione
di conoscere profondamente gli effetti delle
convinzioni sulla salute delle persone e sugli
altri livelli di cambiamento che un completo e
persistente mutamento comportamentale
implica.….la sua salute migliorò in modo
spettacolare e decise di non intraprendere la
chemioterapia, radioterapia o qualsiasi altro
trattamento convenzionale. Nel momento in cui
scrivo (sette anni dopo) mia madre gode di una
salute eccellente…..”.
Quindici anni dopo queste parole di Robert
Dilts non solo sono ancora valide ma hanno
trovato conferma in innumerevoli studi tanto che
si è sviluppata una vera e propria disciplina,
la Psicobiologia, che indaga ed approfondisce
quest’area del sapere. Questo modello del
cambiamento, fondato sulle convinzioni ed i
valori, trova applicazione in altri campi, oltre
quello della salute e della psicoterapia, tanto
da diventare uno degli strumenti principali di
ogni buon Counselor o Coach, ma a livelli
elementari può essere provato da ciascuno su se
stesso. Il modello è molto semplice
concettualmente e assai complesso nell’agire
pratico. Chiamiamo “stato attuale”, lo
stato in cui esiste un problema che vorremmo
affrontare. Chiamiamo “stato desiderato”
lo stato in cui vorremmo trovarci. Per passare
dall’una all'altra condizione occorrono
evidentemente delle risorse, che in genere
abbiamo disponibili dentro di noi.
Pensiamo a chi
vuole dimagrire o smettere di fumare. Ha certamente la volontà - anche chi pensa di
non averla - per mettersi a dieta, fare più
movimento ecc., tutte le cose che i medici
consigliano. Il punto è che però quasi mai si
ottiene un risultato. Almeno un risultato
duraturo. Perché? Cosa c’è che non va? Quello
che non va è il nostro sistema di Convinzioni e
Valori, che è allineato diversamente. Se
vogliamo fare la dieta ma siamo convinti che
mangiare è il principale piacere della nostra
vita, o quasi, se ci sentiamo soddisfatti solo
quando ci sentiamo lo stomaco ben pieno, se una
festa non è una festa senza una bella mangiata e
bevuta, allora sarà ben difficile cambiare,
senza affrontare queste “Convinzioni Limitanti”.
Il punto è quindi che oltre le risorse, da
utilizzare in positivo, abbiamo bisogno di
eliminare le interferenze, tra le quali ci sono
anche, ma non solo, le convinzioni limitanti.
Bisogna quindi che tu voglia cambiare, sappia
come farlo e ti conceda l’opportunità di farlo.
Ma - si potrebbe obiettare - potrei non avere le
risorse per eliminare le interferenze. Questo
non è vero: tutti abbiamo, dentro di noi, tutte
le risorse di cui abbiamo bisogno per risolvere
i nostri problemi. Occorre solo che ne prendiamo
coscienza e impariamo ad utilizzarle. A seconda
che si decida o meno di affrontare una terapia o
un processo di Counseling o un cambiamento meno
impegnativo (naturalmente ciò dipende dallo
spessore del problema da affrontare) le
problematiche si presenteranno in maniera
diversa. In ogni caso sarà fondamentale
affrontare alcuni passaggi. Gerarchia dei
valori: ognuno di noi assegna ai propri
valori un ordine di priorità, ordine in base al
quale decide cosa fare in una certa situazione.
Quindi una gerarchia dei valori non è altro che
l’ordine gerarchico che assegniamo ad un certo
valore nella nostra vita. Chi assegna al
successo a tutti i costi la priorità numero uno,
trascurerà la salute, magari la famiglia o
chissà che altro pur di inseguirlo, nella
speranza di raggiungerlo. Può darsi che questa
persona abbia un problema di salute (c’è
un’infinità di libri sulla riscoperta della
famiglia e della salute da parte di manager di
successo dopo un infarto o simili) e sia
costretto a cambiare la priorità dei valori.
Fortunatamente non sempre è necessario
utilizzare eventi tanto traumatici per cambiare.
Si possono ristrutturare i propri valori grazie
ad un appropriato esame, che aiuti a
ristrutturare la gerarchia che, quasi sempre, è
stata costruita senza averne consapevolezza.
Fate questo semplice esercizio:
Prendete in esame un valore che desiderate
rafforzare.
Domandatevi che cosa è importante per voi
stessi.
Interrogatevi su qual è il collegamento tra ciò
che per voi è importante e quel valore.
Potreste scoprire che in realtà è più avanti o
indietro, nella vostra gerarchia dei valori, di
quanto credevate. Se verificate che la vostra
gerarchia dei valori non è funzionale o comunque
è all’origine del problema che desiderate
affrontare, allora sarà necessario avviare un
processo di revisione dei valori. Costruire un
sistema di valori coerente è indispensabile per
rafforzare l’impegno e la motivazione. Anche le
organizzazioni traggono giovamento da un sistema
di valori coerente e condiviso. L’allineamento
tra Vision, Mission, strategie e comportamenti è
fondamentale per costruire team efficaci e
persone motivate; senza l’allineamento è
impossibile creare spirito di squadra. Ma, anche
se le persone sono disponibili a cambiare il
loro sistema o la loro gerarchia dei valori,
spesso credono che sarà comunque impossibile
realizzare il risultato che desiderano. In
questo caso sono le loro convinzioni a
limitarli, e occorre in tal caso aiutarli a
prendere in considerazione un’altra posizione
percettiva, un altro punto di vista e
comportarsi “come se”. Un altro strumento, anzi
il più importante, è la ristrutturazione:
si può cambiare il significato o il contesto
della convinzione In “Change”, di Watzlawick,
Weakland e Fisch (ed. it. 1974) è riportato un
simpatico e istruttivo esempio di
ristrutturazione. Il comandante di un
distaccamento dell’esercito ha l’ordine di far
sgombrare una piazza durante una sommossa.
Temendo un bagno di sangue, si rivolge così alla
folla: ”Signore e Signori, ho l’ordine di
sgombrare la piazza dalla ”canaille” (siamo a
Parigi, nell’800). Vedo però moltissimi
cittadini onesti, che invito ad andarsene per
essere certo di far fuoco solo sulla “canaille”.
In men che non si dica, la piazza si vuotò in
silenzio. Ristrutturare il significato delle
parole, creare nuove catene di convinzioni, a
sostegno dei valori che realmente vogliamo
rafforzare, in ultima analisi ”chiarirci le
idee” su quali realmente sono i valori più
importanti e quali convinzioni sono ad essi
associati, è uno strumento formidabile per
migliorare la vita delle persone e delle
organizzazioni.
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L'ipnosi
Associata in passato alla magia, L’Ipnosi è oggi
una disciplina scientifica utilizzata in tutti i
campi della comunicazione e della terapia,
grazie anche all’opera di grandi maestri, come
lo psichiatra americano Milton Erikson.
Specialmente in terapia la strategia Eriksoniana
favorisce la ricerca delle proprie risorse e
dunque, di fatto, la propria autoguarigione, con
risultati spesso spettacolari: ansie, fobie,
attacchi di panico, ma anche il controllo del
peso, lo smettere di fumare e praticamente ogni
disturbo del comportamento trovano soluzioni
efficaci e rapidissime nelle tecniche di
Programmazione Neurolinguistica e nell’Ipnosi.
La Programmazione Neurolinguistica, il Training
Autogeno e l’Ipnosi Eriksoniana nascono dallo
stesso alveo ed hanno lo scopo comune di
contribuire al benessere psicofisico dell’uomo.
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