L'inconscio,
la ragione e l'anima
di Maria
Stella Grillo
Per
descrivere l’essere umano, Gurdjieff usava la
metafora della carrozza. Prendo in prestito questa
metafora che ben si presta a spiegare il mio pensiero.
La carrozza rappresenta il corpo fisico, i cavalli sono
le emozioni, il cocchiere è l’Io cosciente, e il padrone
è il passeggero. Che cosa succede quando il cocchiere
non ascolta la voce del padrone e non sa quindi dove
deve andare? Che cosa succede quando il cocchiere, non
sapendo dove andare, si lascia trasportare dai cavalli?
Che cosa succede quando la carrozza è in balìa dei
cavalli, che vanno dove vogliono, ora di qua, ora di là,
senza una meta? Durante la nostra giornata siamo
coscienti soltanto per il 10% del tempo, mentre per il
restante 90% siamo governati dall’inconscio. L’inconscio lavora in automatico
e sa perfettamente cosa fare, dopo aver imparato. Tutti
coloro che hanno preso la patente ricorderanno la
difficoltà delle prime lezioni di guida e come, dopo
poco tempo, guidare è diventato automatico, tanto da
potersi permettere di chiacchierare piacevolmente mentre
si guida. Ma poiché l’inconscio non può scegliere
cosa imparare e cosa scartare, spesso memorizza
programmi che possono in futuro rivelarsi dannosi per il nostro
benessere. A quel punto l’Io cosciente, come un bravo
cocchiere, cerca di imporre la sua volontà, per
richiamare all’ordine i cavalli impazziti, ma spesso
fallisce. In quei casi diamo la colpa alla mancanza di
volontà. Non è la volontà che manca, perché sicuramente
l’avremo usata con successo molte volte. Quello che
manca è una meta. Come può il cocchiere dare istruzioni
ai cavalli se non sa deve andare? Per sapere dove andare
ha bisogno di ascoltare la voce del padrone, cosa che
non sempre è in grado di fare. E, dopo aver ascoltato la voce del
padrone, prenderà in mano le redini e guiderà i cavalli.
A questo punto qualcuno si chiederà cosa rappresenti il
padrone, nella metafora della carrozza. Il padrone è la
parte saggia di noi, che possiamo chiamare coscienza,
superconscio, anima, L’importante non è darle un nome,
ma entrare in contatto con questa parte, la sola che
possiede tutte le risorse e le risposte per la riuscita
della nostra vita, la sola che può dare istruzioni
precise al nostro Io cosciente, che saranno comprese e
accettate dall’inconscio.
20 gennaio 2009
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